Forum Parchi – aree protette, green community e bioeconomia in Campania
«C’è ancora bisogno di parchi?»: è l’interrogativo posto durante il “Forum sui Parchi – aree protette, green community e bioeconomia in Campania”, durante il quale Legambiente Campania ha lanciato l’allarme sul rischio della perdita della biodiversitàcon relativo documento in 10 punti da sottoporre al governo campano per il cambiamento delle aree protette regionali e l’innovazione sostanziale dei Parchi che, in termini economici, rappresentano il 7% del PIL mondiale.
I presidenti degli 11 parchi della Campania si sono confrontati nel corso del focus promosso in occasione di “Festambiente Natura 2019 – Parchi e aree protette”, il primo ecofestival della Valle dell’Irno, promosso da Legambiente Campania in sinergia con Legambiente Valle dell’Irno, circolo che quest’anno compie 30 anni di attività.
“Dove stiamo andando nella conservazione della biodiversità? Cosa significa perdere la biodiversità? E’ un allarme fondamentale – spiega Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette Legambiente – La conservazione delle diversità bio racconta di un clima che sta condizionando gli habitat, con specie che si adattano ed altre che scompaiono. Si pensi alle api che sono degli impollinatori fondamentali. I Parchi nella conservazione hanno avuto un ruolo determinante, attori protagonisti della salvaguardia, necessitano però di innovazione e miglioramento, realizzando la connessione con i luoghi e le comunità. I parchi, se non sono player territoriali, diventano una zavorra. Le aree protette sono la banca del bene comune, le strutture della bioeconomy, dell’ecoturismo e della bioagricolutura (circa 250mila imprese agricole registrate da UnionCamere nelle aree protette)”. E in riferimento alla Campania aggiunge: “È necessaria una riflessione corale. Il testo della Regione che intende accorpare i parchi regionali in un unico grande parco è fuori da ogni logica. Anzi come Legambiente ci stiamo muovendo per creare nuovi parchi, come quello del Matese, allargare le aree del cilentano e prevedere un’area protetta per la penisola sorrentina-amalfitana”.
Lancia un grido d’allarme per il riscatto delle aree interne anche il presidente di Legambiente Valle dell’Irno, Antonio D’Auria: “Cosa possiamo fare di diverso?”, incalza, evidenziando le continua attività di salvaguardia e di denuncia svolta dai volontari dal circolo che quest’anno festeggia 30 anni dalla fondazione, in particolare rispetto all’Oasi Naturalistica di Frassineto.
Sulla percezione dei parchi e sulla diffusione della consapevolezza nei cittadini insiste il presidente di Legambiente Campania, Mariateresa Imparato, che sottolinea la storia e l’impegno del circolo della Valle dell’Irno e di tutte le esperienze campane che moltiplicano il senso di appartenenza alle aree protette: “Prima i parchi era uno scrigno chiuso, oggi sono fruibili. Partecipano alla lotta alle emergenze mondiali e ai cambiamenti climatici. C’è bisogno di sostenerli per la manutenzione. Stiamo provando a sostenere il dialogo tra i presidenti delle riserve, Legambiente e le comunità. Si continua a parlare di urgenza plastica, una risposta sarebbe non erogare fondi a sovvenzioni alle sagre che la utilizzano. Nelle prossime settimane ci saranno le barche a vela nella penisola sorrentina e in Cilento per l’avvistamento plastica, per l’antincendio. Nei parchi si fa innovazione, agricoltura biologica, comunità energetica e a breve usciremo con il dossier comuni rinnovabili. Occorre tracciare nuove strade. Il 7% del Pil mondiale fa riferimento alla biodiversità: dobbiamo fare occupazione attraverso la protezione dei territori”.
Presenti tutti i presidenti dei parchi, in dialogo con i vertici di Legambiente Campania e il presidente Mariateresa Imparato: Antonio Briscione, presidente della Riserve Naturali “Foce Sele – Tanagro”; Gregorio Romano, direttore del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e aree marine protette di santa Maria di Castellabate e Baia degli Infreschi e della Masseta; Giovanni Sabatino, presidente della riserva naturale Foce Volturno – Costa di Licola, Lago Falciano; il capitano Alberto Mandrillo della Capitaneria di Porto di Salerno; Fabio Guerriero, presidente del parco dei Monti Picentini; Pasquale Raia, responsabile regionale aree protette, Francesco Iovino, presidente del Parco regionale del Partenio;Antonio Crescenzo, presidente del Parco del Fiume Sarno; Luigi Maria Verrengia, presidente parco Roccamonfina – Foce Garigliano.
Tanti i temi discussi, dalla mobilità sostenibile, alla gestione diretta , alla desertificazione post agricoltura intensiva, la necessità di rendere le aree protette fruibili e l’attività legislativa da rilanciare, la necessità di un Piano del Parco e l’incidenza Plastic Free come azione propulsiva. E ancora know how e centro di raccolta dati nel tentativo di contrasto all’abusivismo e alle attività illegali, come nel caso delle capitanerie di porto.
Immagina una “destinazione specifica di area protetta per l’Oasi di Frassineto da portare avanti”, il consigliere regionale Tommaso Amabile, che si sofferma sugli interventi messi in campo dal governo della Campania e quelli da incentivare. Si sofferma sull’attività di sensibilizzazione e di sostegno svolta dal comune di Fisciano il sindaco Vincenzo Sessa, ricordando che “il Frassineto appartiene a tutta la Valle dell’Irno”.
IL DOCUMENTO LEGAMBIENTE ONLUS (estratto):
“La rete dei parchi e della aree protette è nata dalla duplice necessità di arrestare i vasti processi di degradazione in atto e partire dall’uso sostenibile del territorio, dalla risorse più preziose quali biodiversità, acqua, suolo – si legge nel documento elaborato – Parchi come infrastrutture della green economy, come esempi virtuosi di un modello di governo del territorio che potrebbe e dovrebbe allargarsi a tutto il territorio, bel oltre i confini delle aree protette. Riportare quindi le aree protette della Campania dall’oblio, complice l’inadeguatezza legislativa, alla rinascita. Perché negli ultimi anni la riduzione dei finanziamenti pubblici, la precarizzazione della governance e l’uso disinvolto dei commissariamenti hanno messo a rischio lo stesso funzionamento ordinario delle aree protette regionali. Più volte disattesi gli adempimenti fissati dalle direttive comunitarie per il completamento della rete natura 2000, danneggiando il sistema delle aree protette anziché sostenerlo con azioni coerenti per la tutela della biodiversità.
LE 10 PROPOSTE:
«Chiediamo che la Regione Campania assuma coerenti e concreti impegni, a cominciare da quelli di bilancio per un settore che è invece fondamentale per l’economia. In particolare la Regione deve:
- Rilanciare e razionalizzare il sistema regionale integrandolo maggiormente con la rete Natura 2000, trasferendo la gestione e le risorse delle aree natura 2000 alle aree protette;
- Introdurre opportune modifiche alla legge regionale sulle aree protette;
- Creare un capitolo di bilancio dedicato alle aree protette regionali con risorse adeguate per strutturare gli enti parco attraverso piante organiche stabili e governance coerenti, e assegnare alle aree protette fondi straordinari attraverso misure specifiche della Programmazione comunitaria e migliorando le esperienze fatte attraverso i PIRAP;
- Creare un Osservatorio regionale per la biodiversità, le aree naturali e le aree Unesco per una gestione integrata del capitale naturale della Campania, e rivedere la composizione e la struttura degli attuali strumenti conoscitivi e di governance di livello regionale (Comitati, osservatori faunistisci, etc..);
- Implementare le dotazione di personale dell’Ufficio regionale Parchi e Riserve;
- Finanziare il Piano triennale di educazione ambientale, e finanziare gli orti botanici, i Centri di Educazione Ambientali ed i CRAS riconosciuti;
- Valorizzare le strategie ed i progetti di rete tra le aree protette, nazionali o regionali e le comunità locali;
- Valorizzare le esperienze e il contributo delle associazioni ambientaliste nella gestione diretta del capitale naturale, nella sua prevenzione e valorizzazione;
- Promuovere azioni per la bioeconomia e la green economy valorizzando le produzioni biologiche e di qualità;
- Rafforzare il ruolo delle comunità locali sostenendo la nascita delle green community e puntando sullo sviluppo delle aree interne e delle economie locali».