“L’ombra del sospetto”: un thriller nel segno dei maestri del doppio

“L’ombra del sospetto”: un thriller nel segno dei maestri del doppio

Due fratelli agli antipodi, l’ombra del sospetto per la scomparsa del più fragile dei due e una donna misteriosa, apparsa all’improvviso, in un romanzo denso di pathos. Una storia che nell’apparente scorrevolezza nasconde brividi e oscurità psicologiche degni di un thriller d’altri tempi. Dal 6 maggio sarà nelle librerie e negli store on line “L’ombra del sospetto” di Vincenzo Esposito (collana “Il portico”, pagine 160, € 15,90, marlineditore.it), pubblicato da Marlin editore, la casa editrice di Tommaso e Sante Avagliano. Campano, Vincenzo Esposito vive a Roma ed è al suo settimo romanzo.

 

Sottolinea la scrittrice Antonella Cilento, che firma la quarta di copertina: «Un’indagine serrata, un manoscritto che contiene ambigue verità e lucidi sogni, un noto scrittore che fa da testimone. Romanzo di fantasmi napoletani, leggende e ricordi di giovinezza, “L’ombra del sospetto” conferma la profonda vocazione di Vincenzo Esposito a riavvolgere i complessi nastri del tempo, dove la memoria distilla incantamenti, avventure e visioni, sulla scia dei grandi narratori dell’indicibile e del doppio, da Hoffmann a Conrad e a Henry James».

 

Da parte sua, Vincenzo Esposito si sofferma sugli aspetti universali della letteratura: «Anche se il mio nuovo libro si intitola “L’ombra del sospetto”, non è stato solo il desiderio di raccontare una storia ricca di mistero, nella quale l’amore per una donna fa nascere in uno dei protagonisti sospetti e diffidenze, a spingermi alla scrittura. Volevo anche raccontare la bellezza e la forza della letteratura, il suo potere di creare un mondo di cui solo lo scrittore regge le sorti. Nel libro, infatti, la vicenda ruota intorno a uno scritto, trovato per caso in un computer da uno dei personaggi del romanzo, dalla cui straordinaria ambiguità prendono vita sospetti, misteri e insondabili segreti.  È proprio questo scritto a essere, come dice Wislawa Szymborska nell’epigrafe del libro, “la vendetta d’una mano mortale”, una vendetta realizzata attraverso la gioia di scrivere, attraverso la letteratura».

 

 

L’intreccio: due fratelli e una crepa insanabile

 

Nello scorrere di una serie di episodi carichi di ansia e di mistero, il romanzo indaga nelle pieghe dell’animo di due fratelli, Francesco e Giovanni, ripercorrendo la loro infanzia felice fino ad approdare agli anni della maturità, nei quali emergono crepe inaspettate e insanabili. La storia prende l’avvio con la scomparsa improvvisa di uno dei due, il minore, che appare come il più fragile. Insegna Italiano e Latino in un liceo napoletano e sogna di fare lo scrittore. È una persona solitaria, introversa, chiusa in un mondo fatto solo di letteratura, nel quale non c’è posto per nessuno.

L’altro fratello, il maggiore, ha un carattere completamente diverso. Ha una larga cerchia di amici, passa da un’avventura sentimentale all’altra ed è un avvocato civilista di successo. La sua serenità e spensieratezza però crollano nel momento in cui viene a sapere della misteriosa scomparsa del fratello, alla cui ricerca si dedica subito con tutte le sue forze. Ed è proprio nel corso di questa affannosa e difficile ricerca che, lentamente, in lui si fanno strada sentimenti contrastanti, soprattutto quando nella storia affiora la figura di una bellissima donna: Lucrezia.

Da quel momento, intorno a lei, si muovono le fila delle emozioni e degli eventi e il mistero della scomparsa s’infittisce sempre di più. Il romanzo, grazie a uno stile limpido, riesce a tratteggiare con acutezza il tormento interiore che opprime i due fratelli, assecondando uno sviluppo narrativo che conduce fino a un epilogo inaspettato.

 

L’autore

 

Vincenzo Esposito, nato a Torre Annunziata, ha scritto sceneggiature di fumetti e ha collaborato a periodici di informazione e di cultura. Come narratore ha esordito con il romanzo “La festa di Santa Elisabetta” (1999, Premio “Calvino” e Premio “Foyer des Artistes”), a cui sono seguiti “La quinta stagione dell’anno” (2001, segnalato al “Premio Bigiaretti-Matelica”), “L’amico Francese” (2011, II edizione), “Il muro d’ombra” (2013), e per Marlin “Il bosco che canta” (2016, II edizione) e “La giovinezza infinita” (2018).


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