Salerno: Roberto Strano presenta il suo ultimo libro "Compagni di Viaggio" presso lo store Foto Diego

Salerno: Roberto Strano presenta il suo ultimo libro “Compagni di Viaggio” presso lo store Foto Diego

Sabato 4 dicembre 2021 presso lo store Foto Diego di Salerno sarà presente il celebre fotografo Roberto Strano, grandissimo protagonista del nostro tempo, che illustrerà il suo ultimo libro Compagni di Viaggio.

L’appunatamento è per Sabato 4 dicembre 2021 dalle ore 17:00 presso lo store Foto Diego in via Vicinanza, 14 a Salerno nei pressi di Piazza Della Concordia.

Nelle situazioni più concitate guerre, proteste, manifestazioni, avere la prontezza di scattare una fotografia degna di questo nome è un talento riservato a pochi. Quelli che ce la fanno entrano a pieno diritto nell’Olimpo dei Fotografi, sì, quelli con la “F” maiuscola. In questa categoria rientra sicuramente Roberto Strano

E’un grande protagonista del nostro tempo, abile a cogliere l’intensità di un attimo, senza troppi orpelli, senza alcuna retorica.Nelle sue mani la macchina fotografica diventa un veicolo privilegiato per raccontare delle storie, soprattutto quelle di chi non viene più ascoltato.

I manifestanti, gli emarginati, i dimenticati – tutte persone che, in un modo o nell’altro, la vita ha messo a tacere. A tutti loro la fotografia restituisce dignità. Regala un volto. A volte, dona perfino la parola. Attraverso i suoi scatti, invece, abbiamo avuto la possibilità di vedere occhi che parlano, sguardi che s’incrociano, bocche che si muovono, pronte a dire la loro verità.

Roberto, come è solito fare nei suoi grandi reportage dal Brasile, nelle Favelas più pericolose al mondo, agli attentati a Tunisi, agli anziani, agli incidenti stradali, al racconto del matrimonio. Fotografo ormai di fama internazionale, il fotografo siciliano non regala nulla alle mode attuali di un’eccessiva estetizzazione, con molta delicatezza, dandoci un pugno nello stomaco, scuotendoci per  farci conoscere  un dramma, o regalandoci un sorriso un’ emozione raccontando il matrimonio in punta di piedi con un taglio giornalistico, con una presenza impercettibile da grande maestro del reportage che è.

Severo,rigoroso, con un’ umiltà fuori dal comune  le sue foto ricordano il grande fotografo americano Weegee con uno stile proprio, unico.Stampe di altissimo livello, i toni del suo bianco e nero, secchi e senza indugiare in sofismi tecnici, penetrano profondamente nel nostro animo e ci regalano significative suggestioni interiori.I reportage di Strano rientrano sicuramente nella categoria dei grandi reportage sociali  e denotano sempre una grande attenzione dell’autore per il rispetto e la profonda considerazione verso i suoi soggetti.Volendo entrare nel paragone con i grandi maestri, sicuramente il suo sentire la fotografia lo avvicina molto a Salgado, dal quale riprende la profonda umanità e, in parte, la tecnica di ripresa.Nel suo modo di fare reportage, si avverte anche una preparazione non comune, uno studio delle realtà in cui si cala e dalla quale attinge immagini dal vigore eccezionale, che sa trasmettere direttamente al nostro cuore, sempre in punta di piedi e senza mai ferirci.

(Dalla Prefazione di Pietro Collini)

Un viaggio che racconta storie e persone con fotografie di prim’ordine. Non un semplice repertorio: un racconto. Un racconto di scoperta e di amicizia, un’iniziazione di appartenenza.
Ed è questa l’altra molla chiave del libro. Questo libro è una presa di coscienza culturale, la scoperta di una tradizione variegata e tuttavia unitaria che esiste e ci spiega, ci giustifica. Che spiega e giustifica Strano e noi tutti che figli di quel mondo facciamo i fotografi. Alla quale possiamo riferirci.
Naturalmente, la maggior parte dei fotografi che incontriamo in questo libro li conoscevo. Ma altri, certo per mia ignoranza, mi erano sconosciuti. Ed è stata una emozione conoscerli e scoprirli.
Fotografi spesso assai dissimili tra di loro e che appartengono a vicende storiche e personali apparentemente non facilmente riconducibili a un comune denominatore.
Eppure, guardate le immagini, guardate i loro ritratti, leggete i loro racconti: che abbiano fotografato in Sicilia o altrove in tutti si respira un’aria comune, un’aria di famiglia.
La fotografia siciliana esiste. Ed è, probabilmente, tra le più internazionali nella vicenda della fotografia italiana.

(Dalla prefazione di Ferdinando Scianna)

Crescere in un posto letterario, quindi descrivibile, narrabile e fotografabile, è un lusso e un privilegio. Significa convivere con una realtà che può essere ricreata sotto forma artistica. E soprattutto significa vivere in un luogo immortale: eternizzato come solo la scrittura, letteraria o per immagini riesce a fare. Significa vivere dentro la propria memoria collettiva, sentirsi parte di un mondo di personaggi che hanno già incontrato i loro autori. E quindi si può immaginare di essere immortali, che è poi il segreto diabolico o divino di ogni fotografia. Allargando la visuale, l’intera Sicilia è un luogo letterario. E dietro la costruzione per immagini di questo topos ci sono donne e uomini che l’hanno elaborata culturalmente, visivamente, con i loro scatti. Roberto Strano ripercorre a ritroso il meccanismo, andando direttamente ai volti e ai gesti di molti fotografi siciliani, non per realizzare un’enciclopedia, ma per segnare un percorso o delimitare una geografia ideale. Mette insieme così una sorta di “scuola siciliana” – ma sarebbe meglio definirla una “famiglia immaginaria” con una serie di relazioni, rapporti e idiosincrasie che, come in tutte le famiglie può essere fatta anche di dissapori e divergenze – accomunata fondamentalmente dal fatto di essere partiti dalla Sicilia (o dall’esservi tornati). I fotografi fotografati da Strano svelano così questa sorta di patologia: siciliani che hanno inventato la Sicilia con le loro immagini. Dove l’invenzione sta per scoperta o rinvenimento. Possiamo dire che Roberto Strano ha riallacciato i fili, elaborando un catalogo di esploratori e viaggiatori che hanno attraversato in lungo e largo l’isola letteraria per formarne una nuova, più reale di quella reale, più duratura di quella di pietra e di vento. Un gioco di specchi, di rimandi, di rinvii, di affinità e di citazioni come un album di famiglia. Di una famiglia immaginata, immaginaria e visionaria.

(Dalla prefazione di Gaetano Savatteri)


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