Torno in Campania, una legge per favorire il turismo delle radici e promuovere rapporti commerciali coi nostri emigrati all’estero
“La Campania vanta un bacino di oltre sei milioni di corregionali all’estero, tra i discendenti di emigranti fino alla quarta generazione e quanti si sono trasferiti lontano dall’Italia, anche solo da pochi anni, per motivi di studio o di lavoro. È da questo grande potenziale che nasce la proposta di legge a mia firma che ho voluto chiamare, non a caso, “Torno in Campania”. Una misura che interviene su più versanti, ma che ha un unico obiettivo: rendere la Campania più attrattiva per i nostri corregionali all’estero, con un’attenzione particolare a chi ha avviato attività imprenditoriali e commerciali importanti nel mondo. Puntiamo, dunque, ad attrarre maggiori investimenti e nuove presenze turistiche, favorendo l’export, gli incontri commerciali e intensificando occasioni di collaborazione. Prevediamo, al contempo, incentivi economici che puntino al rientro dei nostri talenti dall’estero o da altre parti d’Italia”. Così la vicepresidente del Consiglio regionale della Campania Valeria Ciarambino, a margine del suo intervento al convegno “I nuovi turismi: sfide e opportunità”, organizzata dalla Regione Campania nell’ambito della XXV edizione della Borsa Mediterranea del Turismo alla Mostra d’Oltremare di Napoli.
“Con Torno in Campania – spiega Ciarambino – possiamo contribuire a valorizzare l’immagine della Campania nel mondo, con iniziative finalizzate allo scambio e interscambio commerciale tra le nostre imprese e gli imprenditori di origine campana residenti all’estero, accrescendo le esportazioni verso i paesi esteri. Puntiamo all’organizzazione di working holidays (vacanze-lavoro) da destinare ai giovani discendenti degli emigrati, così da fargli conoscere le nostre produzioni di eccellenza. In questa direzione, prevediamo azioni mirate a sviluppare il cosiddetto Turismo delle Radici, per rispondere all’esigenza dei nostri concittadini all’estero di conoscere la loro terra, con un vero e proprio “ritorno alle origini”. Per fare questo, dobbiamo lavorare all’individuazione di specifici percorsi e itinerari e alla loro promozione a fiere ed eventi di settore, coinvolgendo i piccoli borghi e le nostre splendide aree interne. Contestualmente, dobbiamo prevedere formazione di professionisti del settore, così da rispondere adeguatamente a una domanda in crescita da parte del mercato. Iniziative che culmineranno nella previsione di veri e propri “Stati generali” da convocare periodicamente, per un confronto tra tutte le realtà coinvolte. Dobbiamo lavorare per far sì che la nostra Regione si liberi dallo stigma di essere solo una terra da lasciare o abbandonare, per diventare finalmente una terra in cui voler fare ritorno”.