Da Ravello Lab 2022 una proposta articolata per il futuro della cultura italiana che ne favorisca il processo di sviluppo
Si è conclusa la diciassettesima edizione di Ravello Lab – Colloqui Interazionali, il forum europeo promosso da Federculture, Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali e Fondazione Scuola dei Beni e delle Attività Culturali. Sul tema centrale “Cultura e Democrazia” che ha caratterizzato il forum, si sono sviluppate le riflessioni nei due laboratori tematici che hanno elaborato una prima bozza delle “raccomandazioni”.
Ravello Lab si è aperto con un minuto di silenzio in memoria del direttore ucraino della Filarmonica di Kherson Yuriy Kerpatenko, “martire della cultura”, trucidato perché rifiutatosi di suonare per Mosca. E stamani, dalla seduta plenaria, moderata dal direttore de Il Mattino Francesco de Core, l’augurio di buon lavoro al nuovo Governo, in particolare al neo ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.
Il laboratorio di idee e proposte, svoltosi tra l’auditorium “Oscar Niemeyer” e Villa Rufolo, ha raccolto, in una tre giorni di approfondimenti e dibattiti, una serie di raccomandazioni che puntano a rendere vivo e vitale un settore strategico come quello dell’industria culturale e creativa.
Una proposta articolata per il futuro della cultura italiana che ne favorisca il processo di sviluppo.
Alfonso Andria, presidente del Centro Universitario per i Beni Culturali e del Comitato Ravello Lab: “Questa XVII edizione ha tradotto la volontà di lanciare un messaggio forte e di testimoniare l’attenzione ai grandi temi che sconvolgono gli equilibri mondiali. Il tema “Cultura e Democrazia” è stato poi declinato nei panel tematici “Il lavoro culturale” e “La finanza per la Cultura”. La discussione rispettivamente coordinata da Fabio Pollice e Pierpaolo Forte, animata dai numerosi e qualificati partecipanti, ha fatto emergere non solo spunti di riflessione ma anche concreti suggerimenti attraverso i quali si rilevano necessità comuni per quanti operano sia nel settore pubblico che nell’impresa privata. Primeggia l’esigenza condivisa dell’innovazione normativa che sia capace di adeguarsi alle mutazioni del quadro complessivo e dei tempi! La partecipazione al processo legislativo da parte delle categorie interessate e un nuovo protagonismo delle comunità e dei cittadini rappresentano una delle modalità attraverso cui la democrazia non sia soltanto declamata, ma venga anche garantito concretamente il diritto di esercitarla.”
Andria ha così concluso i lavori di Ravello Lab 2022: “La forza della Cultura è la Democrazia! La forza della Democrazia è la Cultura!”
Ravello Lab è ormai una formula consolidata di “intelligenza connettiva” per avanzare nuove proposte di policy, promuovere e valorizzare interventi che restituiscano prospettive competitive, mettendo insieme formazione, competenze e sperimentazioni che diano vita a una nuova strategia della cultura come fattore di sviluppo locale.
Il presidente di Federculture, Andrea Cancellato: “I lavori di questa edizione di Ravello Lab sono stati particolarmente intensi e proficui con tantissimi contributi che ci hanno fornito chiavi di lettura e proposte per le future politiche che saranno messe in atto per il settore. E ci danno anche la possibilità di rivolgere al nuovo ministro sollecitazioni e proposte sui temi più urgenti che sono emersi e sui quali sin d’ ora diamo piena disponibilità per un confronto. Sottolineiamo innanzitutto la priorità e la necessità di porre al centro dell’azione politica il tema del lavoro culturale, la sua riconoscibilità, la dignità, il giusto compenso: tutte premesse per una Carta dei diritti del lavoro culturale e la definizione di un contratto unico per la cultura. Un tema centrale per dare il giusto valore ad un mondo che occupa in Italia circa 800 mila persone è tra i principali comparti del Paese e non può essere frammentato e considerato residuale. Di pari passo bisogna agire sulla partecipazione culturale, riavvicinando i cittadini, in particolare i giovani, alle attività culturali per ricostituire il tessuto di coesione e crescita sociale e democratica di cui la cultura è fondamento”.
Fabio Pollice, Rettore dell’Università del Salento e chairman del panel 1 dal titolo “Il lavoro culturale”: Volendo ricorrere ad un’immagine metaforica, il lavoro culturale appare oggi come una nebulosa dai confini indistinti che occorre trasformare con un impegno corale in una costellazione, perché possa contribuire, come è nelle sue potenzialità, a sostenere lo sviluppo del Paese e a rinsaldarne le basi democratiche. Non è solo il suo valore economico, diretto e indiretto, a doverci impegnare in questa direzione, ma il suo valore sociale, la capacità di costruire e rafforzare un’identità coesiva, le fondamenta stesse della nostra società, il benessere individuale e collettivo. Un impegno reso ancor più pressante dalla preoccupante deriva che si legge nell’evoluzione dell’occupazione culturale, afflitta da una crescente precarizzazione e da condizioni retributive che spesso ledono la dignità stessa del lavoratore. Prima ancora di uno Statuto, certamente imprescindibile per fornire un adeguato inquadramento normativo, è necessario elaborare un Manifesto del lavoro culturale che ne evidenzi la capacità di produrre beni collettivi, la centralità in una visione di sviluppo realmente ispirato ai principi della sostenibilità. Sul piano delle politiche occorre invece intervenire tanto sulla domanda quanto sull’offerta. La domanda va sostenuta ed orientata, perché possa a sua volta sostenere ed orientare l’offerta, promuovendone nel contempo l’innovazione anche attraverso un coinvolgimento diretto nella produzione stessa della cultura. Allo stesso modo è necessario promuovere l’offerta, ma in maniera pianificata e selettiva, integrando pubblico e privato e alimentando un’occupazione stabile e qualificata capace di mettere in valore l’ampio spettro di professionalità che il sistema formativo è in grado di fornire al Paese. Un impegno corale perché riguarda tutte le istituzioni, a qualsiasi livello di governo, ma soprattutto perché impegna la società civile che deve assumere coscienza del valore fondativo della cultura stessa”.
Pierpaolo Forte, docente di Diritto Amministrativo all’Università del Sannio e chairman del panel 2 “La finanza per la cultura”: “I luoghi culturali oggi chiamati a concorrere alla definizione delle finalità politiche delle società, sono veicoli di conoscenze, sedi di confronti, conciliazioni, transazioni ed hanno responsabilità sociali e storiche molto più ampie che in passato. Il modo col quale perciò essi funzionano è questione politica, può avere a che fare con la forma della convivenza, e dunque con la democrazia.
Sono state esaminate le abitudini dei sostegni finanziari pubblici, che spesso sono definiti troppo tardi per una seria programmazione, usano vincoli in bandi e call che rischiano di ingessare, propendono a badare al prezzo o a misure meramente quantitative. Il Paese è dotato di soggetti, agenzie, persino artisti e curatori in grado di definire in termini consapevoli e sofisticate le call del futuro, e gli interventi di sostegno finanziario pubblico potrebbero perseguire un rafforzamento del capitale più che dell’oggetto, del soggetto più che del progetto, della singola iniziativa, o quanto meno essere leva per suscitare altre risorse, e dovrebbe orientarsi su orientamenti strategici di medio-lungo periodo, e potrebbe essere curata la presenza di soggetti leader, che possano fare da volano ed enforcement per un tessuto più ampio.
L’esperienza di questi anni dimostra che l’autonomia gestionale dei luoghi culturali aumenta la possibilità dell’affidabilità, l’uso di pratiche e linguaggi non solo più leggibili dal mondo finanziario, ma anche più consapevoli delle necessità di sostenibilità che accompagnano gli investimenti.
Si avverte la necessità di sorreggere finanziariamente, con strumenti dedicati e uffici specializzati, gli impegni della progettazione, dello scouting di talenti e risorse, il coordinamento tra diversi soggetti pubblici e privati, in una lettura di una leva finanziaria della coesione sociale.
Il dibattito si è molto concentrato sulle possibilità di investimenti finanziari di imprese private in cultura, facendo emergere un vero e proprio nuovo rendimento che produce un evidente vantaggio competitivo.
Quella finanziaria è una dimensione globale, ed esistono capitali internazionali disponibili all’investimento in ambito culturale; il nostro Paese può rafforzare la propria capacità di concorrere al loro orientamento, ed al loro utilizzo utile, si tratta di una responsabilità, soprattutto quando sono orientati al patrimonio culturale di altri paesi.
La finanza richiede valutazione delle prestazioni, degli investimenti, dei rendimenti, degli impatti, ma non può limitarsi alle dimensioni quantitative abituali, c’è bisogno di considerare le complessità delle questioni culturali.
Quella dell’investimento culturale è dimensione orizzontale, afferisce alla vita, alla convivenza, all’evoluzione umana, e richiede perciò reazioni coerenti, anche nella costruzione delle politiche pubbliche”.
Felice Maria Casucci, assessore al Turismo della Regione Campania, intervenuto da remoto: “Ravello Lab è un’iniziativa carica di prospettive e riflessioni, gli spunti emersi sono e saranno punto di riferimento per il nostro lavoro. Stiamo cercando di dare risposte concrete e incisive alle problematiche legate al fenomeno pandemico. Ci ispiriamo quotidianamente ai valori della cultura per un’affermazione turistica che tenga conto sempre delle persone, delle tradizioni e delle naturali vocazioni dei territori. Occorre consapevolezza, più chiarezza, maggiore dialogo e dinamismo per uno sviluppo sempre più incisivo e partecipato”.
Tra i numerosi relatori e partecipanti a Ravello Lab 2022, l’ex ministro dei Beni e delle Attività Culturali Alberto Bonisoli, Claudia Ferrazzi già consigliera per la cultura e l’audiovisivo del Presidente della Repubblica francese Macron, il presidente della Fondazione Scuola dei Beni e della Attività Culturali Vincenzo Trione (collegato in videoconferenza), Francesca Bazoli, presidente della Fondazione Brescia Musei che con Stefano Baia Curioni, docente dell’Università Bocconi e redattore del progetto (collegato da remoto), ha presentato il progetto di candidatura Brescia e Bergamo Capitale della Cultura 2023; Antonio Parenti, direttore Ufficio Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, Tiziana D’Angelo, direttore del Parco Archeologico di Paestum e Velia.
Come di consueto nelle prossime settimane i lavori del laboratorio saranno condensati nelle raccomandazioni al Governo e agli stakeholder pubblici e privati come strumento strategico di approfondimento e sviluppo.
I contenuti video dell’edizione 2022 sono consultabili sul canale YouTube dedicato e sulla pagina Facebook Ravello Lab
Ravello Lab 2022 si è svolto con la collaborazione di Comune di Ravello, Università degli Studi di Salerno e Fondazione Ravello, col sostegno di Banco di Napoli, ENGIE, Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana, Camera di Commercio di Salerno, Fondazione Brescia Musei, Fondazione della Comunità Salernitana.