Il romanzo “Chiaro di Venere” di Claudio Demurtas di nuovo in libreria in seconda edizione

Dall’atroce massacro nella piana delle Giare in Vietnam nel 1963, alla drammatica fine di Salvador Allende dieci anni più tardi a opera di Pinochet, si dipana il filo della storia di Federico, una matricola universitaria di nome e di fatto che, sullo sfondo del suo amore tormentato per Roberta, confessa tutte le sue défaillances sentimentali, politiche, sociali e religiose, ambientate in una Sardegna onirica, eppure plasticamente viva.
“È stato qualcosa di indefinibile che mi è scaturito da dentro, nel solco di quei pittogrammi di scene di caccia nelle pareti delle caverne, primi romanzi al mondo” – ha dichiarato l’autore circa la genesi del romanzo.
“La LFA ha scelto di ripubblicare in una nuova veste grafica e con gran lavoro di editing Chiaro di Venere, reputando il libro di Claudio Demurtas di una bellezza unica, un connubio di grande scrittura e di un racconto serrato e, soprattutto, coinvolgente… insomma abbiamo fatto una bellissima scelta editoriale” – ha commentato la casa editrice.
Queste pagine non si propongono di raccontare gli sconvolgimenti in campo politico, artistico, letterario e del costume provocati, nel secolo scorso, dal movimento del Sessantotto, ma sono strettamente legate a quel periodo storico perché esso avvolge il protagonista, Federico, in un alone mistico di luci, suoni, colori, schemi mentali tipici del tempo, che gli permettono di intravedere orizzonti nuovi, ben lontani dal mondo asfittico in cui aveva galleggiato fino ad allora.
L’assorbimento per osmosi della cosiddetta rivoluzione del ’68 avrà, quindi, come conseguenza una altrettanto pervasiva rivoluzione del sé, frutto di ricerca faticosa andata a buon fine.